@article{Chemello_2012, title={Luigia Codemo: appunti per una biografia intellettuale}, url={https://www.altrelettere.uzh.ch/article/view/al_uzh-4}, DOI={10.5903/al_uzh-4}, abstractNote={<span>La narrativa di Luigia Codemo ha una filiazione diretta dal romanzo storico manzoniano, da cui mutua l’interesse per le «genti meccaniche e di piccolo affare», ma attinge anche al vasto repertorio delle forme brevi, degli exempla, dei racconti morali, delle “storie vere” che sembrano riprese dalle colonne della «Gazzetta Veneta» di Gozzi, delle goldoniane chiacchiere da campiello, senza trascurare le storie sentimentali e romantiche dei racconti d’appendice. La cifra della sua scrittura sta in questa eterogeneità di moduli narrativi: racconti, scene, romanzi, drammi, bozzetti, che all’indomani dell’Unità d’Italia si sforzano di sopperire al bisogno di integrazione culturale e di pacificazione del “cuore” del popolo italiano. Una letteratura per il popolo che ambiva a «fare gli Italiani», spronandoli al bene e indicando loro un manipolo di «piccole virtù» sociali e domestiche, attente ai doveri verso Dio, la patria e la famiglia. Veicolo primario del processo educativo a cui Codemo si vota facendola diventare la sua “missione” è il libro che racconta fatti veri (per es. le biografie) oppure quelli verisimili (le «scene domestiche»), proponendo modelli credibili come l’operaio inventore Beniamino Franklin. Suggestionata dall’interesse romantico per i «buoni e gentili costumi del popolo», Codemo si prefigge di «educare ed ingentilire la moltitudine». Un capitolo inedito della sua biografia è rappresentato dall’attività filantropica che le ha fatto intersecare un protagonismo femminile emergente nella Venezia degli ultimi decenni dell’Ottocento. Donne nelle quali l’eredità mazziniana si stempera in azione pedagogico-educativa, in particolare con le iniziative di Rosa Piazza e Laura Goretti Veruda per la formazione di buone madri e l’istituzione di scuole professionali femminili. Partecipando alle iniziative filantropiche veneziane degli ultimi decenni dell’Ottocento, Luigia Codemo realizza una forma di maternità vicaria in grado di compensare, almeno sul piano simbolico, la sua maternità biologica tragicamente spezzata dalla prematura morte del figlio.</span>}, journal={altrelettere}, author={Chemello, Adriana}, year={2012}, month={mar.}, pages={71–94} }