«Cosa umana non sono»: la Turandot di Puccini tra devianza e addomesticamento

autori/autrici

  • Marta Riccobono

DOI:

https://doi.org/10.5903/al_uzh-39

parole chiave:

donne, femminilità, opera lirica, sovversione di genere, Puccini

abstract

Nel repertorio delle donne pucciniane Turandot rappresenta un unicum. Definita «principessa di morte» dallo stesso Puccini, nell’opera eponima essa si mostra del tutto estranea a quella femminilità appassionata, a tratti patetica, che contraddistingue eroine come Tosca, Mimì o Cio-Cio-San, donne che non temono di sacrificare la propria vita in nome dell’amore. Turandot, dal canto suo, rifiutando il matrimonio e la maternità mette in crisi un sistema basato su rigide distinzioni di genere e rappresenta una minaccia per il mantenimento dell’ordine sociale di matrice patriarcale. Se vista in relazione al personaggio di Liù, schiava dolce e remissiva, Turandot emerge in tutta la sua statura di creatura mostruosa e anti-materna, fredda incarnazione lunare, che il compositore e i suoi librettisti cercano strenuamente di ricondurre entro gli argini di una femminilità “corretta” e socialmente accettabile. Obiettivo del saggio è cogliere nella relazione che si instaura tra autore e personaggio i segni di un disagio che colpisce la società nel momento in cui si trova ad avere a che fare con elementi dalla sessualità non normativa. Il modo in cui il personaggio di Turandot viene codificato nel contesto della produzione pucciniana e i tentativi di normalizzazione cui tanto il Maestro quanto i suoi librettisti lo sottopongono sono sintomatici di una tendenza che, al di là della finzione artistica, stigmatizza quei soggetti che in maniera più o meno consapevole si ribellano al binarismo di genere e all’imposizione di ruoli sociali cui si cerca solitamente di attribuire un fondamento biologico.

Biografia autore

Marta Riccobono

Dottoranda di ricerca in Letterature e Filologie moderne presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, sta attualmente lavorando a un progetto riguardante la costruzione dell’identità nazionale femminile, in riferimento ai versi politici di quattro autrici siciliane (Giuseppina Turrisi Colonna, Lauretta Li Greci, Rosina Muzio Salvo and Concettina Ramondetta Fileti) attive nel periodo risorgimentale. Nel 2014 ha conseguito la laurea magistrale presso l’Università di Palermo, con una tesi in letteratura italiana dedicata al personaggio di Turandot, riletto in chiave queer. Ha partecipato a diversi workshop e conferenze internazionali, tra cui il simposio “Corpi plurali, libertinismo e libertà” (Università di Catania, aprile 2016), la III conferenza internazionale sugli studi di genere (Università di Lisbona, novembre 2016) e la conferenza internazionale AATI 2017 (Università di Palermo, giugno 2017). Ha pubblicato, su rivista, i seguenti contributi: Pellegra Bongiovanni, Risposte di Madonna Laura alle Rime di Messer Francesco Petrarca in vita della medesimaa cura di T. Crivelli e R. Fedi, Roma-Padova, Antenore, 2014 [1762]”, in «Nuova Informazione Bibliografica», Contro il dominio del canone eterosessista. Una rilettura queer del personaggio di Turandot, in «g/s/i - gender/sexuality/italy», 2, 2015, pp. 20-33.

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pubblicato

2018-06-13

come citare

Riccobono, Marta. «“Cosa Umana Non sono”: La Turandot Di Puccini Tra Devianza E Addomesticamento». Altrelettere, giugno 2018, pagg. 43-65, doi:10.5903/al_uzh-39.

fascicolo

Sezione

articoli