Wellington 2013 – «Solo le storie sono capaci di colmare gli squarci del dolore. Solo le storie ci aiutano a sopravvivere»: Autobiographic Traces in the Narratives of Dacia Maraini
DOI:
https://doi.org/10.5903/al_uzh-26parole chiave:
autobiografia, Dacia Maraini, rapporto madre-figlia, trauma, Wellington 2013abstract
La pubblicazione di "Bagheria" nel 1993 e di "La nave per Kobe" nel 2001 rappresenta per Dacia Maraini un grande passo verso il genere dell’autobiografia, e l'inizio di un più meditato passaggio in direzione dell’autorappresentazione, processo che continuerà in “La grande festa” (2011) e “Chiara di Assisi – Elogio della disobbedienza” (2013). Si tratta comunque di un genere con cui per Maraini è arduo confrontarsi, come ha già ammesso in passato. Questo saggio considera alcune ‘tracce autobiografiche’ presenti nelle sue prime opere, considerandole esempi di come l’autrice articoli in forma romanzata degli eventi traumatici. Ipotizza poi che la difficoltà di Maraini verso questo genere letterario si manifesti tramite un certo grado di disordine narrativo in “La nave per Kobe”, ed esamina la difficoltà che Maraini incontra nel costruire l’‘io’ autobiografico, sostenendo che è l’inclusione dei diari della madre in quest’ultimo libro a darle la fiducia in sé stessa necessaria a farlo.##submission.downloads##
pubblicato
2014-11-26
come citare
Standen, Alex. «Wellington 2013 – “Solo Le Storie Sono Capaci Di Colmare Gli Squarci Del Dolore. Solo Le Storie Ci Aiutano a sopravvivere”: Autobiographic Traces in the Narratives of Dacia Maraini». Altrelettere, novembre 2014, pagg. 193-17, doi:10.5903/al_uzh-26.
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